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LA CRISI NEL PIATTO DEGLI ITALIANI NEL 2014: ANCORA ALIMENTI CONTAMINATI

Coldiretti: la top ten dei cibi più contaminati e inquinanti che importiamo dall’estero

E’ stato presentato a Napoli da Coldiretti, il nuovo dossier “ la crisi nel piatto degli italiani nel 2014” , accompagnato da una classifica dei cibi più contaminati in base alle analisi della EFSA, l’Agenzia europea per la sicurezza alimentare.

Cibi provenienti dal Vietnam, dal Ghana o dal Brasile, risultati irregolari per la presenza di sostanze potenzialmente dannose per la salute.

In cima alla lista, si apprende dal dossier, il peperoncino proveniente dal Vietnam che si attesta essere il prodotto importato meno sicuro. Il 61,5% dei campioni analizzati è infatti risultato irregolare per la presenza di residui chimici.

Basti pensare che solo nel 2013 l’Italia ne ha importato 273.800 Kg da destinarsi alla preparazione di prodotti come sughi, e altri cibi senza alcuna informazione per i consumatori. In quasi tutto il peperoncino importato dal Vietnam è stata riscontrata la presenza in eccesso di hexaconazolo, difenocanazolo e carbendazim, tutte sostanze che nel nostro paese sono vietate.

La paura, sottolinea Coldiretti, è che i consumatori siano spinti ad acquistare con maggiore frequenza prodotti a basso costo e di qualità inferiore, a causa della crisi e della ridotta capacità di spesa. Questo li esporrebbe a un rischio più elevato di usare ingredienti contaminati e pericolosi per la salute.

Sempre nel 2013 sono state importate 1,6 milioni di lenticchie dalla Turchia, di cui l’EFSA ne ha bollate il 24,3% come irregolari per residui chimici in eccesso, per non parlare delle arance dell’Uruguay, che mentre le nostre bellissime perle del meridione marciscono sugli alberi, sono state trovate nel 19% dei campioni analizzati sopra i limiti di legge per la presenza di pesticidi vietati in Italia come ad esempio l’ortofenilfenolo, l’imazalil e il fenthion.

Sempre nel menù che Coldiretti ha indicato come pericoloso ci sono anche il riso dall’India con il 12,9% di irregolarità, i fagioli dal Kenya con il 10,8% di irregolarità e le foglie di the dalla Cina con il 15,1% di irregolarità; ma torniamo alla frutta: le melagrane dalla Turchia hanno totalizzato il 40,5% di irregolarità, i fichi dal Brasile il 30,4% di irregolarità, l’ananas da Ghana il 15,6% di irregolarità e i cachi da Israele il 10,7 % di irregolarità.

Come ha spiegato Coldiretti dall’inizio di questa fase storica nel nostro paese le frodi alimentari sono più che triplicate con un incremento record del 248% del valore di cibi e bevande sequestrati perchè contraffati, falsificati o adulterati.

Non va dimenticato che attualmente in Italia i flussi commerciali delle materie prime provenienti da paesi esteri non sono pubblici, ne lo sono i nomi delle aziende che usano ingredienti non italiani; questo si riflette automaticamente anche sulle campagne pubblicitarie, in cui non c’è chiarezza sulla composizione dei prodotti che vengono spacciati come coltivati dall’alter ego del nostro trisavolo mezzadro in italiche vallate dove il progresso non è arrivato.

Quindi l’importanza di perdere quei 5 minuti in più per verificare nei limiti del possibile la filiera dei cibi che acquistiamo, e cercare di guardare alla sostanza, non all’apparenza, più che un consiglio è una necessità per salvaguardare la nostra salute.

Il cibo oltre a permetterci di riempire le nostra pancia, ha in se un valore molto importante: è il nutrimento della nostra forza vitale a livello fisico ma non solo, parlando in termini un po più esoterici, ma non troppo, ognuno di noi può tranquillamente verificare che la sua qualità, influisce direttamente sulla qualità della nostra coscienza, cioè dell’insieme delle nostre attività interiori ed esteriori.

Alimentarsi in modo consapevole, contribuendo ad incoraggiare attraverso acquisti consapevoli quelle aziende che producono cibo sano rispettando l’ambiente, è quindi uno dei passi che dobbiamo compiere per dire no alla crisi voluta da quei poteri che operano ormai sotto molti punti di vista per spegnere la nostra salute e la vitalità che potremmo esprimere nutrendoci di cose sane.

Fonte: Coldiretti

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