Haccp e Tecnologie Alimentari

Allerta Alimentare: Listeria nella “Coppa di Testa”

Il Ministero della Salute venerdì 5 febbraio ha diramato un comunicato che, a scopo precauzionale, invita i cittadini a non consumare qualsiasi tipologia di prodotto della ditta “Salumificio Monsano srl”, uno stabilimento di piccole dimensioni operante nella provincia di Ancona.

Tale provvedimento è stato adottato sulla base delle indagini e della valutazione del rischio effettuata dalle Autorità sanitarie marchigiane, in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità e il Ministero della Salute, utilizzando gli strumenti di “rapid risk assessment” messi a disposizione dal Centro Europeo di Controllo delle Malattie (ECDC), a seguito dei casi di Listeriosi umana che sono stati registrati negli ultimi 6 mesi dai sistemi di sorveglianza delle malattie infettive nelle province di Pesaro e Urbino, Ancona e Macerata.

imagesDa maggio 2015 a gennaio 2016, infatti, nella regione Marche sono stati riportati 13 casi, da cui è stato isolato uno specifico ceppo di Listeria. Tra questi pazienti già debilitati si sono registrati, nei mesi scorsi, due decessi. I pazienti avevano un’età media di 72 anni, 12 di loro al momento dell’infezione erano affetti da patologie o condizioni debilitanti o erano in terapia con farmaci che riducono la risposta immunitaria (immunosoppressione farmacologica, stato di gravidanza, etc).

Le indagini epidemiologiche e microbiologiche hanno indicato come verosimile fonte dell’infezione un ceppo di Listeria monocytogenes che è stato riscontrato anche su un successivo prodotto a base di carne denominato “Coppa di Testa”, lotto n. 51209 con scadenza 09/01/2016, proveniente appunto dal “Salumificio Monsano srl” (CE IT 1523 L), situato in via Toscana n. 27 a Monsano (AN).

La Regione Marche ha diffuso il materiale informativo destinato ad operatori sanitari e alle categorie di persone più a rischio al fine di ridurre le probabilità di infezione da Listeria monocytogenes e facilitare l’identificazione di eventuali ulteriori casi.

Maggiori informazioni sugli aspetti generali dell’infezione e sulla situazione internazionale, nazionale e regionale, sono disponibili sul sito www.veterinariaalimenti.marche.it

Compaiono periodicamente presso supermercati e negozi alimentari dei cartelli che segnalano il ritiro dal mercato di prodotti risultati contaminati da Listeria monocytogenes. Gli avvisi riportano, in genere, la richiesta di non consumare il prodotto eventualmente acquistato e di restituirlo al personale del punto vendita.

L’allarme scaturisce dal riscontro di livelli di L.monocytogenes superiori ai limiti consentiti per legge durante controlli svolti dalla stessa ditta produttrice o dalle Autorità Pubbliche competenti per i controlli sulla sicurezza alimentare che, in ottemperanza alla normativa, provvedono ad attivare le procedure per ritirare il prodotto dai punti vendita sotto il controllo dei servizi delle ASL.

L.monocytogenes è un germe particolarmente diffuso nell’ambiente e molto resistente: sopravvive bene in condizioni di clima fresco-umido, viene spesso isolato sulle superfici e sulle attrezzature destinate ad entrare in contatto con gli alimenti, come tavoli, frigoriferi e affettatrici, non correttamente sanificate e può facilmente contaminare alimenti di origine vegetale ed animale. Inoltre può essere normalmente presente nell’intestino di persone sane (dall’1 al 21% della popolazione) e quindi eliminata tramite le feci.

Esistono numerosi ceppi di L.monocytogenes che, a seconda della quantità di microrganismi presenti nell’alimento consumato (la dose infettante si attesta intorno alle 1.000 cellule per grammo di alimento ed è quindi legata ad un livello di contaminazione elevato), alla virulenza del batterio ed alla sensibilità dell’ospite, possono causare forme di malattia più o meno gravi nell’uomo, con sintomi che possono manifestarsi da 1 giorno sino a 90 giorni dall’ingestione.

La forma più rara è quella invasiva: si manifesta a distanza di alcuni giorni o settimane dal consumo di alimenti contaminati e colpisce prevalentemente soggetti immunodepressi (malati di AIDS, di tumore, soggetti anziani, bambini molto piccoli) o sottoposti a terapie immunosuppressanti (con corticosteroidi, farmaci antirigetto, terapie antitumorali) oppure donne incinte. I sintomi sono in genere: febbre, diarrea, vomito, meningite, setticemia, aborto spontaneo. La gravità dell’infezione dipende notevolmente dal numero di microrganismi introdotti e dalla virulenza del ceppo.

La forma non invasiva può invece interessare chiunque, anche in questo caso in seguito ad ingestione di un elevato numero di cellule, e si manifesta in genere con febbre, diarrea, dolore muscolare e, con minor frequenza, crampi addominali e vomito. Questi sintomi si risolvono per lo più spontaneamente in pochi giorni o a seguito di un trattamento con fermenti lattici in grado di soppiantare L.monocytogenes nell’intestino, favorendone l’eliminazione.

Nella maggioranza dei casi, però, all’ingestione di L.monocytogenes non consegue alcun tipo di malattia. E’ pertanto sconsigliabile sottoporsi ad un trattamento profilattico con antibiotici solo per aver consumato un prodotto contaminato, mentre è opportuno recarsi dal proprio medico di fiducia in presenza di sintomatologia quale quella sopra descritta.

Non esiste pertanto un pericolo immediato per chi abbia consumato l’alimento contaminato, in quanto le misure di ritiro/richiamo vengono adottate sulla base di un principio di precauzione che mira a ridurre al minimo l’esposizione dei cittadini, soprattutto quelli appartenenti alle fasce più deboli. È comunque opportuno restituire il prodotto della ditta eventualmente ancora disponibile al personale del punto vendita presso il quale lo si è acquistato.

 

SITUAZIONE NAZIONALE

Dal 2003 al 2015 (2015* dati provvisori) sono stati notificati al Sistema di Sorveglianza delle Malattie Infettive 1.231 casi di listeriosi. L’andamento del numero dei casi mostra un incremento progressivo dal 2003 al 2010, successivamente si osserva una stabilità del numero di casi notificati al sistema. Parallelamente, il tasso d’incidenza è aumentato progressivamente da 0,84 per milione di abitanti nel 2003, a 2,64 per milione nel 2010. Il 54.7 % dei casi segnalati in tutto il periodo considerato è di sesso maschile. Più del 50% dei casi ha un’età pari o superiore a 65 anni. La classe d’età 0-14 con il 21,04% dei casi raccoglie prevalentemente la listeriosi neonatale e perinatale.

Stesso andamento si osserva analizzando le schede di dimissione ospedaliera per listeria (ICD-9 027.0 in tutte le diagnosi), escludendo i ricoveri multipli dal 2003 al 2013. In totale, in Italia, sono stati osservati 1.765 ricoveri per listeriosi.

L’incremento delle notifiche e delle ospedalizzazioni per Listeria è probabilmente legato sia al miglioramento delle capacità diagnostiche che all’aumentata sensibilità del sistema di sorveglianza che ha permesso una maggiore notifica dei casi.

Relativamente alla tipizzazione sierologica, si conferma il trend notato negli anni (Gianfranceschi et al., 2003; Pontello et al., 2012) e caratterizzato da un’inversione di tendenza in Italia, come anche in alcuni paesi europei, della prevalenza del sierotipo 1/2a rispetto al sierotipo 4b. Nei pazienti con condizioni predisponenti, come anziani e individui immunodepressi, la sintomatologia setticemica sembrerebbe più frequente rispetto a quella meningoencefalitica, dove risulta più presente il sierotipo 4b, considerato più virulento.

Per quanto riguarda l’isolamento in Italia del sierotipo 1/2a dagli alimenti e dagli ambienti di produzione delle derrate alimentari, uno studio non recente (Gianfranceschi et al., 2009) aveva evidenziato la prevalenza del sierotipo 1/2a nei prodotti caseari e negli stabilimenti di produzione degli alimenti lattiero-caseari, e del sierotipo 1/2c nei prodotti carnei trasformati e nei relativi stabilimenti di produzione. Un altro studio (Crotti et al., 2009) aveva evidenziato nella Regione Umbria la prevalenza del sierotipo 1/2a nei prodotti della pesca pronti al consumo (ready to eat).

I ceppi di L.m. appartenenti al pulsotipo del cluster della regione Marche sono di sierotipo 1/2a.

 

SITUAZIONE REGIONALE

Da maggio 2015 a gennaio 2016 nella regione Marche sono stati riportai 13 casi di listeriosi umana. I pazienti avevano un’età media di 72 anni, 7 su 13 erano maschi, al momento dell’infezione 12 casi su 13 erano affetti da patologie debilitanti o condizioni di rischio (immunosoppressione farmacologica, stato di gravidanza, etc.), due pazienti sono deceduti.

Le complesse indagini epidemiologiche e microbiologiche effettuate fino ad oggi, hanno rilevato come verosimile veicolo dell’infezione un prodotto a base di carne denominato “coppa di testa” proveniente da uno stabilimento di piccole dimensioni operante nella provincia di Ancona.

Si tratta di tipologia di produzione che si concentra nei mesi autunno – invernali con volumi di 40 q.li/mese e la sua commercializzazione avviene, per la quasi totalità, nell’ambito del territorio marchigiano. A carico dello stabilimento il 04/02/2016, a scopo precauzionale, sono stati emessi i provvedimenti di sospensione delle produzioni e delle commercializzazioni in attesa degli accertamenti sanitari attivati dall’Autorità competente locale.

E’ stato attivato il Sistema Rapido di Allerta comunitario che è una piattaforma telematica organizzata a rete, a cui partecipano la Commissione Europea, l’EFSA e gli Stati membri dell’Unione (i-RASFF) per il ritiro dei prodotti commercializzati (notifica del 4 febbraio 2016). Inoltre, la ditta produttrice della “coppa di testa” ha attivato le procedure di richiamo di tutti i lotti del salume potenzialmente contaminati.   In data 05/2/2016,  la Regione Marche ha diramato un comunicato stampa per avvisare i consumatori sul rischio di Listeriosi e per la possibile assunzione di alimento  contaminato (“coppa di testa”). Inoltre,  la Regione Marche ha diffuso il materiale informativo destinato ad operatori sanitari e alle categorie di persone più a rischio al fine di ridurre le probabilità di infezione da Listeria e facilitare l’identificazione di eventuali ulteriori casi.

Per le opportune indagini finalizzate all’individuazione della fonte di contaminazione primaria da L. m, l’Autorità competente locale, attraverso i Servizi Veterinari dell’ASUR, ha attivato le procedure di controllo ufficiale lungo tutta la filiera di produzione dei salumi.

Ad oggi si è in attesa degli esiti di accertamento di contaminazione ambientale dello stabilimento produttore del salume  “coppa di testa”.

Alla data odierna, 12 febbraio 2016, non sono stati confermati ulteriori casi.

Le Autorità competenti hanno effettuato una valutazione del rischio utilizzando gli strumenti di “rapid risk assessment” messi a disposizione dal centro europeo di controllo delle malattie (ECDC- European Centre for Disease Prevention and Control).

Sulla base delle conoscenze attuali, la valutazione stabilisce i seguenti livelli di rischio:

  • per la popolazione generale: RISCHIO BASSO
  • per le categorie più suscettibili: RISCHIO MODERATO

Fonti: CeIRSA e VesA Marche

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