EPATITE A E FRUTTI DI BOSCO: IL PUNTO DELLA SITUAZIONE
Nel 2013 il Sistema italiano di sorveglianza volontaria per le epatiti (Seieva) e i sistemi di allerta europei per le malattie infettive (Ewrs) e per gli alimenti e i mangimi (Rasff) hanno permesso di evidenziare che In Italia era in attoun’epidemia di epatite A, fortemente correlata al consumo di frutti di bosco surgelati.
Il primo segnale è stato dato nel maggio 2013, quando attraverso la rete dello Ewrs vennero notificati all’Italia alcuni di casi di epatite A di turisti stranieri che avevano soggiornato nel periodo di incubazione nel Nord Italia.
Poche settimane più tardi, tramite il Rasff, venne effettuata una notifica per il riscontro di virus dell’epatite A (HAV) in una confezione di frutti di bosco surgelati consumati in un focolaio familiare.
Questi dati hanno fatto scattare l’attivazione di una task force del Ministero della Salute, composta da esperti dello stesso Ministero, dell’Istituto superiore di sanità e dell’Istituto zooprofilattico sperimentale della Lombardia e dell’Emilia Romagna (Izslerl).
Tre i filoni di indagine intrapresi: epidemiologica, laboratoristica e di tracciabilità.
L’indagine epidemiologica ha preso avvio dall’esame delle notifiche raccolte, grazie anche ad un rafforzamento del sistema di sorveglianza, seguito da uno studio caso-controllo retrospettivo in quelle Regioni con più alto numero di notifiche.
Mediante le attività di genotipizzazione e il sequenziamento virale, invece, si è potuto comparare tra loro i diversi virus, determinando che la sequenza virale isolata dall’alimento del focolaio familiare era la stessa isolata da casi umani provenienti da Regioni differenti e dai turisti stranieri, arrivando quindi a identificare una specifica sequenza responsabile dell’epidemia italiana, definita “outbreak”.
L’indagine sulla tracciabilità, infine, è stato eseguito partendo dalle definizioni date ai lotti del prodotto coinvolto. Tutti i lotti confermati sono stati oggetto di notifica Rasff e attraverso ciò è stato possibile risalire almeno in parte ai produttori della materia prima, tutta di origine extra-nazionale, mentre per i lotti sospetti e i prodotti possibili sono stati creati degli appositi template da compilare ad opera dei Sian, nell’ambito delle indagini epidemiologiche a seguito di notifiche per epatite a trasmissione alimentare. Tutti i dati sono stati quindi collezionati dal punto di contatto nazionale del Rasff e trasmessi, analizzati e inseriti in un apposito data base dall’Istituto superiore di sanità.
Il Ministero della Salute, cui compete il risk management, ha quindi ritenuto opportuno stabilire due linee di intervento.
La prima azione è stata quella di richiedere nelle opportune sedi internazionali una gestione a livello europeo del problema.
Il secondo intervento, invece, ha mirato a rafforzare la comunicazione e l’informazione verso la popolazione, coinvolgendo anche un popolare chef televisivo che, invitato nei programmi di cucina più seguiti, ha preparato ricette con frutti di bosco surgelati, raccomandando di consumarli solo previa cottura.
Le stesse avvertenze sono state quindi riportate all’interno di un opuscolo scaricabile dal sito del Ministero.
Il 6 novembre 2013 l’Efsa ha avviato, infine, su incarico della Commissione europea, il gruppo di progetto per le indagini epidemiologiche e di rintracciabilità sull’epidemia multistato di epatite A da frutti di bosco.
Sebbene i lavori siano ancora in corso, visto che il problema permane, questo caso evidenzia quale sia l’importanza dell’approccio multidisciplinare, dell’integrazione delle competenze e il coordinamento chiaro e condiviso di queste, nella gestione di situazioni complesse che riguardano la sicurezza degli alimenti.
Fonte: alimenti & bevande www.alimentibevande.it